” Ogni nostra cognizione, principia dai sentimenti “
Leonardo da Vinci
Sempre più spesso tra le esperienze che le persone portano in consultazione psicologica vi sono quelle legate alla vita “virtuale” che si gioca sui social network. L’aggettivo “virtuale” va davvero preso con le molle, poiché sappiamo quanto oramai le nostre attività su piattaforme quali Facebook si sostanzino, diventino reali, acquisiscano valore al pari delle altre interazioni umane “1.0”. Ecco quindi che anche le nevrosi e tutte le forme di disagio psicologico posso trovare nuovo alimento ed espressione nei mezzi di comunicazione contemporanei: in seduta non si parla più solo di noi e delle nostre relazioni, ma anche di ciò che accade sui nostri grandi e piccoli schermi LCD.
Basti pensare “all’ansia da notifica”: accedere a internet da pc o smartphone (azione che secondo molte ricerche è tra le prime compiute al mattino dagli italiani) e non trovare l’eccitante segnalino rosso su sfondo blu che avverte di una novità dal proprio mondo 2.0, può essere per alcuni motivo di persistente malumore, quando non di sintomi più gravi quali ansia, depressione, rabbia, irritabilità. La frustrazione deriva dalla sensazione di non essere visti, considerati, pensati: l’assenza di un “Like” atteso su di un post o una foto ad esempio, fa sentire “disconnessi”, trasparenti, trascurati e, in qualche modo, non amati. Per il navigatore insicuro e dalla fragile autostima, questo tipo di “delusione” non potrà far altro che compromettere ulteriormente la scarsa fiducia in se stesso. Ciò accade non solo ai più giovani e agli adolescenti, ma anche agli adulti che fanno affidamento sul web per trarre soddisfazioni e rassicurazioni, e che portano poi dallo psicologo le frustrazione correlate.
Altro aspetto interessante con cui il social networking entra in seduta è quello del “controllo”. Studiare e monitorare i profili altrui diventa la principale attività delle persone ossessionate dalla gelosia per l’attuale, ex, o presunto partner. “Mi piace” attribuiti o ricevuti, a chi o da chi; “Foto” o “Eventi” postati, in quale bacheca e a che ora, con privacy pubblica, limitata agli amici, agli amici degli amici; reperibilità e accessi in chat, a che ora, su web o cellulare; “Commenti”, da chi e a chi, per non dimenticare il galeotto “Mi piace” al commento lusinghiero di qualche rivale.
Nuovi strumenti, stesse ossessioni di sempre, e lo psicologo è lì per accogliere il disagio in tutte le forme che gli si presentano: in fondo, cos’è cambiato a livello profondo per le relazioni umane con l’utilizzo dei social network? La gente si ama o si odia come un tempo, si cerca o si ignora, si osteggia o si lusinga, si espone o si isola osservando la vita da lontano, proprio come prima del web.
Le emozioni umane sono antiche, ma non per questo sorpassate…